Si è svolta ieri, presso la Commissione Finanze della Digital camera dei Deputati, l’audizione dei rappresentanti del Cgie in merito all’esame delle proposte di legge in materia di equiparazione del regime fiscale nell’applicazione dell’imposta municipale propria e dell’imposta di registro relativamente a immobili posseduti nel territorio nazionale da cittadini iscritti all’AIRE. Nel corso del dibattito, che riportiamo in forma parziale per motivi tecnici indipendenti dalla nostra volontà, ha preso la parola il Vice Segretario del Cgie di nomina governativa, Gianluca Lodetti: “Se è vero che abbiamo avuto un incremento dei connazionali che sono presenti all’estero – ha affermato Lodetti – con un aumento esponenziale, negli ultimi dodici anni, della grande mobilità che ha portato tre milioni di persone fuori dai confini nazionali, è altrettanto vero che abbiamo esigenza che questa mobilità diventi circolare. E questi provvedimenti fanno sì che si permetta questa circolarità e il mantenimento di una connessione tra residenti all’estero e territorio italiano”.
Dopo aver lodato la proposta di legge sull’equiparazione fiscale della prima casa per gli italiani all’estero, che per Lodetti “Raccoglie proprio un’esigenza, secondo noi fondamentale per quanto riguarda i connazionali”, il Vice Segretario ha ribadito come i problemi fiscali dei connazionali nel mondo siano numerosi e per questo “saranno argomento di altre riunioni”. Ha poi preso la parola Maria Chiara Prodi, Vice Segretaria Generale Cgie per l’Europa e Africa del Nord: “Nei provvedimenti degli anni passati c’è stata una visione di queste misure che period particolarmente indirizzata ai concittadini pensionati, ma il tema della fiscalità degli immobili posseduti in Italia è fondamentale per tutte le generazioni, non solo in termini di circolarità, ma anche di precarietà. Per questo la residenza è un termine tutto da rivedere”. “Una cosa che non è stata detta” ha continuato la Vice Segretaria “è che questo dispositivo è una delle motivazioni per cui i nostri giovani, quando emigrano, non si iscrivono all’AIRE. Penso che il legame tra cittadini e paese debba essere qualcosa di solido e questa solidità si debba rispecchiare in alcuni obblighi, tra cui la registrazione all’AIRE. A cascata, questa proposta di legge, permette di regolarizzare tutta una serie di sistemi che hanno un vantaggio non solo in termini di attaccamento e di ritorno, ma anche di semplicità e chiarezza dei rapporti tra cittadini e stato”.
A seguire è intervenuto il deputato Toni Ricciardi (Pd- ripartizione Europa), primo firmatario di una proposta di legge sulla materia e relatore in Commissione, che ha sottolineato la coralità con cui questi provvedimenti sono stati affrontati e ha ringraziato dell’appoggio di tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione: “Un grazie al mio capogruppo Merola e a tutte le forze politiche, di opposizione e di maggioranza per aver sostenuto questo iter. Questo è un provvedimento che non riguarda solo determinate fasce di età, ma riguarda tutte e tutti. Credo che l’unanimità espressa da coloro che sono intervenuti sia benzina positiva in questa fase storica e spero che si possa chiudere celermente nelle prossime settimane l’iter di discussione e di audizioni in Commissione in maniera story da portare poi il provvedimento in aula. L’iter sarà ancora lungo. Noi – ha concluso il deputato – siamo all’opposizione, ma voglio ringraziare la disponibilità dei partiti di maggioranza e di questo voglio darne formalmente e pubblicamente atto”. Il deputato Emiliano Fenu (M5S) ha poi chiesto maggiori delucidazioni sul trattamento fiscale “riservato agli immigrati in Italia per le abitazioni principali o che non siano adibite a dimora che hanno lasciato all’estero”. Di concerto con il collega Ricciardi, il deputato Virginio Merola (Pd) ha ribadito che i gruppi parlamentari “qui rappresentati si stiano muovendo insieme su questo tema ”, al wonderful di arrivare successivamente advert una discussione in aula. “Trovo molto interessanti le informazioni che ci sono state date dai rappresentanti del Consiglio Generale ” ha proseguito Merola. “In particolare sul fatto che le differenze tra generazioni non hanno senso da questo punto di vista e possono, anzi, diventare un ostacolo. Andare all’estero può essere anche una scelta che bisogna rendere libera da ostacoli”. Anche il deputato Saverio Congedo (FDI) ha sottolineato l’ampia convergenza di tutte le forze politiche sul tema. “Il provvedimento di equiparazione fiscale sulle case possedute in Italia dai connazionali all’estero, come è stato anche detto, rafforza la connessione che ci deve essere tra italiani indipendentemente dalla loro residenza”. Il deputato ha anche ricordato la legge Tremaglia sul voto all’estero.
Nel suo intervento il deputato Simone Billi (Lega- ripartizione Europa) ha messo in evidenza le difficoltà legate alla tassazione della prima casa per i concittadini all’estero e come il provvedimento di equiparazione possa essere importante anche nella logica del turismo di ritorno. “La tassazione sulla prima casa per noi italiani all’estero incide pesantemente nel finances sia dei pensionati, sia delle famiglie italiane all’estero. La casa nel nostro Paese degli italiani all’estero invece deve servire anche per promuovere il legame con la madrepatria”. Il deputato ha inoltre rimarcato come per una famiglia italiana all’estero, avere una casa in Italia sia un incentivo per passare almeno una parte delle vacanze nel bel paese e permettere quindi alle seconde e alle terze generazioni di conoscerlo “I nostri connazionali all’estero – ha poi rilevato Billi – mi riportano anche la difficoltà incontrate nel vendere le proprie case in Italia non volendo e non potendo più pagare l’IMU. Essendo situate spesso in piccoli villaggi queste abitazioni però hanno scarso mercato”.
Nelle considerazioni finali, il Segretario Generale del CGIE Michele Schiavone ha evidenziato l’urgenza di questi interventi: “Sono felice – ha rilevato – che nella discussione fatta sia emersa la necessità di equiparare i diritti, soprattutto quelli fiscali, tra i cittadini italiani che vivono all’estero e quelli che vivono nel bel paese, perché non ci sarebbe ragione per diversificare l’aspetto fiscale: un cittadino italiano che vive all’estero nel giro di 48 ore può tornare in Italia e se ha una proprietà immobiliare che risulta essere la prima casa è agevolato nel ritorno”. Schiavone ha poi aggiunto che “una considerazione di questa natura rimetterebbe il senso della cittadinanza reale al centro dei diritti di ogni cittadino italiano” ribadendo come ci sia l’esigenza di “dare concretezza a questi progetti di legge”. (Alessio Mirtini/Inform)